“L’attenzione alla storia di un mondo perduto – si legge nella prefazione – è meritoria perché giovano i ricordi. E’ importante inoltre che nuove generazioni sappiano quanti sacrifici le hanno riscattate ad una condizione migliore, che è sempre più a rischio, solo perché le attuali accelerazioni non rispettano le antiche regole. Valevano per le stagioni, per le ore del giorno, per le ragioni comportamentali: nessun bambino pretendeva quello che non era ragionevolmente possibile concedere. Per Natale e la Befana, oltre a qualche dolcetto fatto in casa, ci erano donati quei “giocattoli”, ricordati nelle innumerevoli poesie disseminate nel libro; liriche evocative di una terra di fuoco e di mare impareggiabile, dove tra i mille mestieri inventati dall’arte di arrangiarsi e sopravvivere, c’era anche quello di costruire in famiglia i giocattolini di legno e di carta che contribuivano ad accendere la fantasia dei più piccoli…Un atto di amore per la propria città, Torre Annunziata, che resta, per l’autore, l’intero mondo, anche nella globalizzazione ineludibile e che conserva, in lui, un suo cultore, un erede dei forti che appresero a giocare per esserci nella vita e avere futuro.”